venerdì 28 marzo 2014

"Ci saluta Greggio e la Hunziker?"

Questa devo proprio raccontarvela...

Ricordate il buon Militello - toscano come me - che va in giro a intervistare persone alle quali dice "ci saluta Greggio e la Hunziker?", raccattando risposte al limite dell'incredibile? Ebbene ho scoperto che è tutt'altro che una bufala...

Stasera, anche grazie ad un amico - che vende prodotti audio/video e presso il quale ho acquistato migliaia di euro di materiale - ho saputo che alcuni - forse mossi da una strana invidia o dalla voglia di fare chiacchiericci inutili - parlano di me ad ogni piè sospinto, mettendo perfino in dubbio che io sia stato direttore editoriale di alcune testate presentate nella rassegna stampa del TG5.

Ebbene - lungi dal fare paragoni con Greggio e la Hunziker (e ci mancherebbe!) - c'è stato perfino chi è andato da noti direttori di Mediaset chiedendo se sapessero di me. E chiaramente essi, che non mi hanno mai conosciuto personalmente, hanno detto di non sapere nulla di me.
E allora, apriti cielo! Io avrei detto il falso e avrei dichiarato di essere stato presente in rassegna stampa TG5 senza che ciò corrispondesse al vero.

Ma mi domando e dico: secondo questi geni, a che cosa gioverebbe che io - che come tanti di voi sanno ho già vinto processi contro Medusa e contro Berlusconi - usassi il nome Mediaset per citare i miei trascorsi??

E mi vengono in mente il caro amico colonnello Mario Giuliacci, sempre presente nei miei progetti e testimone della crescita della mia redazione, ma anche il noto giornalista e caporedattore del TG5, Luca Rigoni, che tante volte ha presentato Oblò (di cui ero direttore e che allora era la terza testata scientifica italiana per distribuzione e forza editoriale), ma anche il vicedirettore del TG5 e i miei tanti maestri dell'epoca... E penso, è proprio vero: in Italia, vivi tranquillo finché non fai troppa invidia e non pesti i piedi a qualcuno. Poi scatta qualcosa, e iniziano a sparlare di te.

In questo caso, vista l'evidenza dell'assurdo, l'amarezza e il dispiacere non hanno ragion d'esistere. Ma resta il fatto che ormai troppo spesso mi chiedo se convenga usare Facebook e i social networks per raccontare sé stessi, ma anche se valga la pena di restare in questo strano paese...


mercoledì 26 giugno 2013

Il tempo è galantuomo...


Molti di voi sanno che, oltre ad essere stato l'editore più giovane d'Italia, sono stato direttore di testata dal 1999 al 2009. E dal 99 al 2005 sono stato presente in rassegna stampa del TG5 e dirigevo una redazione composta da 33 persone fra giornalisti, tecnici e grafici. Anni di visibilità su Rai, Mediaset e La7, oltre che di rassegne stampa, presenze sui networks radiofonici più noti e su tutti i più importanti portali del settore turistico e scientifico. Eppure, come ogni imprenditore, ho avuto la fortuna di assaporare momenti splendidi ma di viverne anche di terribili. Ne ricordo uno, in particolare: quello in cui, dopo aver subìto una truffa, dovetti cedere il 51% della mia azienda e la totalità delle quote del giornale (che ormai tirava 235mila copie ed era distribuito sull'intero territorio nazionale con vendite che a tratti sapevano perfino di miracoloso). E in quel momento, un gruppo di "imprenditori", travestiti da salvatori della patria, licenziarono l'intera redazione mandando sul lastrico trenta famiglie, per poi sparire nel nulla. Ebbene, a distanza di dieci anni, finalmente, di quella gente si sente parlare di nuovo, e si sa che hanno seminato danni ovunque, e perfino con la connivenza di Equitalia... 
Ma oggi la giustizia sta facendo il suo corso. Ed io ora so che, ogni tanto, il tempo è galantuomo...

giovedì 14 febbraio 2013

L'Italia? Un paese senza più voglia...

Io sono un adrenalinico, è vero, uno che non sta mai fermo e che inventa ogni giorno, che guarda al futuro con ottimismo e con ambizione. Ma ho il grosso difetto (nonostante non sia più un ragazzino) di credere nelle persone e in quello che esse possano fare con me ed io con loro. Tuttavia l'Italia è un paese strano: un paese noto per l'apertura al prossimo e che aperto non lo è affatto. Non è aperto alle collaborazioni (a meno che non siano lautamente retribuite, e poco importa se in modo ingiusto o perfino illecito), non è aperto alle consociazioni e non è aperto alla creazione di gruppi di lavoro professionali e ambiziosi. L'Italia è stato e resterà sempre, invece, il Paese dei Comuni; quello in cui se l'altro ha un'idea gliela si ruba e la si porta avanti in proprio; quello in cui finché mi servi ti sfrutto e mi mostro sorridente. Poi, quando non mi servi più, sparisco e se mi capita parlo perfino male di te; e così via, potremmo iniziare oggi e parlarne per mesi... E se l'entusiasmo, l'ambizione e il desiderio di fare per gli altri prima ancora che per se stessi riescono a toglierli a me, che ne ho avuti da sempre in quantità industriale, allora forse si capisce anche il perché siamo destinati a un inesorabile declino commerciale, professionale e quindi sociale. Non prendiamoci in giro e guardiamoci attorno: la gente non è più incuriosibile, ha costantemente timore della fregatura (non solo commerciale...), ci si chiede sempre l'assurdo facendo complicate e inverosimili dietrologie, scandagliando ogni rapporto, professionale ma finanche privato. Oggigiorno, in ogni settore professionale, se si parla, quelli che ascoltano sono pochi. Di quei pochi, ancora meno danno peso alle parole di chi ha magari studiato e sofferto sul campo per anni per imparare, e ancor meno persone ricorderanno e faranno tesoro di ciò che magari tu stesso sei andato a dire con decisione, passione e speranza di far bene. Tutto il resto è mera vendita. Se mi piace l'acquisto, sennò chissenefrega. Ecco, questo è l'unico vero paradigma, un modello per declinare migliaia di situazioni diverse. E onestamente è diventato molto stancante...

lunedì 7 gennaio 2013

SIAMO TUTTI "ESPERTI"...

L'Italia? E' il paese degli esperti e dei consulenti. Tuttologi sempre pronti a elargire consigli a piene mani e a saperne più di te, che magari hai studiato per decenni. Chissà come fanno...

Ma del resto questa è l'Italia: il paese in cui basta conoscere le persone giuste e avere i giusti "agganci" che tutto cambia...
Esci di casa e trovi consulenti di ogni tipo. E sono talmente tanti che ormai trovi il consulente del consulente. E se c'è uno che ha fatto causa al consulente per un consiglio sbagliato? Allora trovi pure il vicino che ti consiglia un amico avvocato, il quale poi ti consiglia un altro avvocato... E nasce il "consulente legale" (solo perché ti ha consigliato un avvocato e che, avendolo fatto, pretende che gli ricambi il favore...). E dunque la catena si popola: il consulente del consulente del consulente legale, consulente dell'avvocato, amico di un amico avvocato, e così via... in linea con la nota politica del "mi manda Picone"...

E il giornalismo, il turismo e la televisione di consulenti me ne hanno presentati talmente tanti che potrei scrivere un libro, anzi, un corposo tomo universitario. Gente che non ha mai saputo che cosa fare e che, con la solita faccia tosta "italiota", dalla sera alla mattina, grazie all'amico "potente", è diventata qualcuno. Ma si sa, "fatti un buon nome e piscia a letto... diranno che hai sudato".

Ma poi un giorno li metti davanti alla cruda realtà, gli dici che devono "fare" qualcosa di serio e che devono dimostrare ciò che valgono. In quel momento tutta l'impalcatura di bugie e di finte conoscenze crolla fragorosamente al suolo. Ebbene, a questi poveracci, consulenti tuttologi, sempre pronti a fatturare millantate prestazioni, vorrei ricordare una frase livornese che, pur essendo colorita, rappresenta una massima da non dimenticare mai: "è facile rischiare col culo degli altri"...

sabato 19 maggio 2012


In un'Italia in cui tutti pensano di saper fare tutto e in cui la tecnologia è per pochissimi giorni alla portata di pochi per poi diventare immediatamente di massa, ahimé credo sempre meno alla rincorsa spasmodica della perfezione e del know-how perché utili solo a chi ritiene di poterti scavalcare pensando di poter fare meglio di te e di chiunque altro. Ancor più complicato è andare poi a spiegare che quanto fai è frutto di anni e anni di studi (scolastici, universitari e professionali) e di errori da cui sono provenute migliorie, a loro volta frutto di un maniacale development sulle attrezzature hardware e sui software utilizzati. Se poi il tutto viene condito con la continua ricerca del prezzo più basso, allora si che il massacro è davvero compiuto...

lunedì 14 marzo 2011

Il futuro si chiama "video"...

Oggi parliamo di una cosa che sta a cuore a tanti che, come me, dedicano ore e ore del proprio tempo a studiare gli algoritmi di compressione video in alta definizione per internet.

Ebbene, secondo i più noti portali e giornali della tecnologia, quanto a questo abbiamo ormai mani e piedi nel futuro. Perfino i settori meno votati al marketing d'assalto, come quello del food o dei vini, notoriamente restio a voli pindarici e a cambi epocali della comunicazione e del marketing, si stanno abituando all'idea che per resistere all'ondata della crisi debbano inchinarsi alla tecnologica.

Ecco tre dispositivi e sistemi che nel 2010 hanno passato l'esame della critica e che ormai sono usati anche dai più refrattari. E per darvi l'idea di quanto sia ormai forte e desiderato, il video è presente in ognuno di essi...

1. Il Tablet e tutti i palmari di ultima generazione, che leggono anche flash e che ora permettono la consultazione dei siti internet e si candidano sostituire il cartaceo, surclassando i quotidiani.

2. L'HTML5: ormai il nuovo standard di scrittura delle pagine web e che consente la visioen di contenuti video anche in alta definizione su devices di ogni genere.

3. L'HVB, ossia l'Hotel Video Business: ormai un albergo o un agriturismo che si rispetti non può prescindere dall'avere un video in alta definizione della struttura e di tutti i servizi. Inoltre, molti hanno già metabolizzato l'affare delle vendite dei video congressi e dei workshops in video.

Il futuro della tecnologia, del marketing e della pubblicità online, ormai, si chiama "video"...

domenica 27 febbraio 2011

Ci sono giorni...

Carpe diem!, diceva Orazio a Leuconoe...

"Tu non chiedere - non è concesso sapere -
quale fine a me e quale fine a te
gli Dei abbiano concesso, o Leuconoe,
e non consultare i calcoli babilonesi.
E' meglio patire ciò che sarà.
Sia che Giove ci attribuirà molti inverni,
e sia che questo sia l'ultimo,
il quale fa infrangere le onde del mar Tirreno
sulle opposte scogliere.
Tu sii saggia e filtra i vini e recidi
ogni lunga speranza che oltrepassi
il breve spazio del tempo immediato.
Mentre parliamo esso è già fuggito.
Cogli l'attimo, credendo il meno
possibile nel domani ".

Meglio cioè godere dell'attimo. Ed è effettivamente meglio non chiedersi mai che cosa possa accaderci a distanza di tempo, che cosa ci riservi il futuro.
Ci sono giorni in cui non sai dove ti porti la vita... giorni nei quali il tempo sembra ci scappi di mano...
Ci sono giorni in cui... bisognerebbe sederci e fare due chiacchiere con Dio...