mercoledì 26 giugno 2013

Il tempo è galantuomo...


Molti di voi sanno che, oltre ad essere stato l'editore più giovane d'Italia, sono stato direttore di testata dal 1999 al 2009. E dal 99 al 2005 sono stato presente in rassegna stampa del TG5 e dirigevo una redazione composta da 33 persone fra giornalisti, tecnici e grafici. Anni di visibilità su Rai, Mediaset e La7, oltre che di rassegne stampa, presenze sui networks radiofonici più noti e su tutti i più importanti portali del settore turistico e scientifico. Eppure, come ogni imprenditore, ho avuto la fortuna di assaporare momenti splendidi ma di viverne anche di terribili. Ne ricordo uno, in particolare: quello in cui, dopo aver subìto una truffa, dovetti cedere il 51% della mia azienda e la totalità delle quote del giornale (che ormai tirava 235mila copie ed era distribuito sull'intero territorio nazionale con vendite che a tratti sapevano perfino di miracoloso). E in quel momento, un gruppo di "imprenditori", travestiti da salvatori della patria, licenziarono l'intera redazione mandando sul lastrico trenta famiglie, per poi sparire nel nulla. Ebbene, a distanza di dieci anni, finalmente, di quella gente si sente parlare di nuovo, e si sa che hanno seminato danni ovunque, e perfino con la connivenza di Equitalia... 
Ma oggi la giustizia sta facendo il suo corso. Ed io ora so che, ogni tanto, il tempo è galantuomo...

giovedì 14 febbraio 2013

L'Italia? Un paese senza più voglia...

Io sono un adrenalinico, è vero, uno che non sta mai fermo e che inventa ogni giorno, che guarda al futuro con ottimismo e con ambizione. Ma ho il grosso difetto (nonostante non sia più un ragazzino) di credere nelle persone e in quello che esse possano fare con me ed io con loro. Tuttavia l'Italia è un paese strano: un paese noto per l'apertura al prossimo e che aperto non lo è affatto. Non è aperto alle collaborazioni (a meno che non siano lautamente retribuite, e poco importa se in modo ingiusto o perfino illecito), non è aperto alle consociazioni e non è aperto alla creazione di gruppi di lavoro professionali e ambiziosi. L'Italia è stato e resterà sempre, invece, il Paese dei Comuni; quello in cui se l'altro ha un'idea gliela si ruba e la si porta avanti in proprio; quello in cui finché mi servi ti sfrutto e mi mostro sorridente. Poi, quando non mi servi più, sparisco e se mi capita parlo perfino male di te; e così via, potremmo iniziare oggi e parlarne per mesi... E se l'entusiasmo, l'ambizione e il desiderio di fare per gli altri prima ancora che per se stessi riescono a toglierli a me, che ne ho avuti da sempre in quantità industriale, allora forse si capisce anche il perché siamo destinati a un inesorabile declino commerciale, professionale e quindi sociale. Non prendiamoci in giro e guardiamoci attorno: la gente non è più incuriosibile, ha costantemente timore della fregatura (non solo commerciale...), ci si chiede sempre l'assurdo facendo complicate e inverosimili dietrologie, scandagliando ogni rapporto, professionale ma finanche privato. Oggigiorno, in ogni settore professionale, se si parla, quelli che ascoltano sono pochi. Di quei pochi, ancora meno danno peso alle parole di chi ha magari studiato e sofferto sul campo per anni per imparare, e ancor meno persone ricorderanno e faranno tesoro di ciò che magari tu stesso sei andato a dire con decisione, passione e speranza di far bene. Tutto il resto è mera vendita. Se mi piace l'acquisto, sennò chissenefrega. Ecco, questo è l'unico vero paradigma, un modello per declinare migliaia di situazioni diverse. E onestamente è diventato molto stancante...

lunedì 7 gennaio 2013

SIAMO TUTTI "ESPERTI"...

L'Italia? E' il paese degli esperti e dei consulenti. Tuttologi sempre pronti a elargire consigli a piene mani e a saperne più di te, che magari hai studiato per decenni. Chissà come fanno...

Ma del resto questa è l'Italia: il paese in cui basta conoscere le persone giuste e avere i giusti "agganci" che tutto cambia...
Esci di casa e trovi consulenti di ogni tipo. E sono talmente tanti che ormai trovi il consulente del consulente. E se c'è uno che ha fatto causa al consulente per un consiglio sbagliato? Allora trovi pure il vicino che ti consiglia un amico avvocato, il quale poi ti consiglia un altro avvocato... E nasce il "consulente legale" (solo perché ti ha consigliato un avvocato e che, avendolo fatto, pretende che gli ricambi il favore...). E dunque la catena si popola: il consulente del consulente del consulente legale, consulente dell'avvocato, amico di un amico avvocato, e così via... in linea con la nota politica del "mi manda Picone"...

E il giornalismo, il turismo e la televisione di consulenti me ne hanno presentati talmente tanti che potrei scrivere un libro, anzi, un corposo tomo universitario. Gente che non ha mai saputo che cosa fare e che, con la solita faccia tosta "italiota", dalla sera alla mattina, grazie all'amico "potente", è diventata qualcuno. Ma si sa, "fatti un buon nome e piscia a letto... diranno che hai sudato".

Ma poi un giorno li metti davanti alla cruda realtà, gli dici che devono "fare" qualcosa di serio e che devono dimostrare ciò che valgono. In quel momento tutta l'impalcatura di bugie e di finte conoscenze crolla fragorosamente al suolo. Ebbene, a questi poveracci, consulenti tuttologi, sempre pronti a fatturare millantate prestazioni, vorrei ricordare una frase livornese che, pur essendo colorita, rappresenta una massima da non dimenticare mai: "è facile rischiare col culo degli altri"...