Il tempo è galantuomo...
Molti di voi sanno che, oltre ad essere stato
l'editore più giovane d'Italia, sono stato direttore di testata dal 1999
al 2009. E dal 99 al 2005 sono stato presente in rassegna stampa del
TG5 e dirigevo una redazione composta da 33 persone fra
giornalisti, tecnici e grafici. Anni di visibilità su Rai, Mediaset e
La7, oltre che di rassegne stampa, presenze sui networks radiofonici più
noti e su tutti i più importanti portali del settore turistico e
scientifico. Eppure, come ogni imprenditore, ho avuto la fortuna di
assaporare momenti splendidi ma di viverne anche di terribili. Ne
ricordo uno, in particolare: quello in cui, dopo aver subìto una truffa,
dovetti cedere il 51% della mia azienda e la totalità delle quote del
giornale (che ormai tirava 235mila copie ed era distribuito sull'intero
territorio nazionale con vendite che a tratti sapevano perfino di
miracoloso). E in quel momento, un gruppo di "imprenditori", travestiti
da salvatori della patria, licenziarono l'intera redazione mandando sul
lastrico trenta famiglie, per poi sparire nel nulla. Ebbene, a distanza
di dieci anni, finalmente, di quella gente si sente parlare di nuovo, e
si sa che hanno seminato danni ovunque, e perfino con la connivenza di Equitalia...
Ma oggi la giustizia sta facendo
il suo corso. Ed io ora so che, ogni tanto, il tempo è galantuomo...
Io sono un adrenalinico, è vero, uno che non
sta mai fermo e che inventa ogni giorno, che guarda al futuro con
ottimismo e con ambizione. Ma ho il grosso difetto (nonostante non sia
più un ragazzino) di credere nelle persone e in quello che esse possano
fare con me ed io con loro. Tuttavia l'Italia è un paese strano: un
paese noto per l'apertura al prossimo e che aperto non lo è affatto. Non
è aperto alle collaborazioni (a meno
che non siano lautamente retribuite, e poco importa se in modo ingiusto o
perfino illecito), non è aperto alle consociazioni e non è aperto alla
creazione di gruppi di lavoro professionali e ambiziosi. L'Italia è
stato e resterà sempre, invece, il Paese dei Comuni; quello in cui se
l'altro ha un'idea gliela si ruba e la si porta avanti in proprio;
quello in cui finché mi servi ti sfrutto e mi mostro sorridente. Poi,
quando non mi servi più, sparisco e se mi capita parlo perfino male di
te; e così via, potremmo iniziare oggi e parlarne per mesi... E se
l'entusiasmo, l'ambizione e il desiderio di fare per gli altri prima
ancora che per se stessi riescono a toglierli a me, che ne ho avuti da
sempre in quantità industriale, allora forse si capisce anche il perché
siamo destinati a un inesorabile declino commerciale, professionale e
quindi sociale. Non prendiamoci in giro e guardiamoci attorno: la gente
non è più incuriosibile, ha costantemente timore della fregatura (non
solo commerciale...), ci si chiede sempre l'assurdo facendo complicate e
inverosimili dietrologie, scandagliando ogni rapporto, professionale ma
finanche privato. Oggigiorno, in ogni settore professionale, se si
parla, quelli che ascoltano sono pochi. Di quei pochi, ancora meno danno
peso alle parole di chi ha magari studiato e sofferto sul campo per
anni per imparare, e ancor meno persone ricorderanno e faranno tesoro di
ciò che magari tu stesso sei andato a dire con decisione, passione e
speranza di far bene. Tutto il resto è mera vendita. Se mi piace
l'acquisto, sennò chissenefrega. Ecco, questo è l'unico vero paradigma,
un modello per declinare migliaia di situazioni diverse. E onestamente è
diventato molto stancante...
SIAMO TUTTI "ESPERTI"...
L'Italia? E' il paese degli esperti e dei
consulenti. Tuttologi sempre pronti a elargire consigli a piene mani e a
saperne più di te, che magari hai studiato per decenni. Chissà come
fanno...
Ma del resto questa è l'Italia: il paese in cui basta
conoscere le persone giuste e avere i giusti "agganci" che tutto
cambia...
Esci di casa e trovi consulenti di ogni tipo. E sono talmente tanti che ormai
trovi il consulente del consulente. E se c'è uno che ha fatto causa al
consulente per un consiglio sbagliato? Allora trovi pure il vicino che
ti consiglia un amico avvocato, il quale poi ti consiglia un altro
avvocato... E nasce il "consulente legale" (solo perché ti ha
consigliato un avvocato e che, avendolo fatto, pretende che gli ricambi
il favore...). E dunque la catena si popola: il consulente del
consulente del consulente legale, consulente dell'avvocato, amico di un
amico avvocato, e così via... in linea con la nota politica del "mi
manda Picone"...
E il giornalismo, il turismo e la televisione
di consulenti me ne hanno presentati talmente tanti che potrei scrivere
un libro, anzi, un corposo tomo universitario. Gente che non ha mai
saputo che cosa fare e che, con la solita faccia tosta "italiota", dalla
sera alla mattina, grazie all'amico "potente", è diventata qualcuno. Ma
si sa, "fatti un buon nome e piscia a letto... diranno che hai sudato".
Ma poi un giorno li metti davanti alla cruda realtà, gli dici
che devono "fare" qualcosa di serio e che devono dimostrare ciò che
valgono. In quel momento tutta l'impalcatura di bugie e di finte
conoscenze crolla fragorosamente al suolo. Ebbene, a questi poveracci,
consulenti tuttologi, sempre pronti a fatturare millantate prestazioni,
vorrei ricordare una frase livornese che, pur essendo colorita,
rappresenta una massima da non dimenticare mai: "è facile rischiare col
culo degli altri"...